Cinema

Spielberg, il sognatore di Hollywood, compie 60 anni

Spielberg, il sognatore di Hollywood, compie 60 anni

"Io sogno per vivere". Punto, quattro parole che raccontano la filosofia di quello che probabilmente è il più conosciuto regista al mondo e che lunedì compirà 60 anni, in sordina però,  senza tanto clamore. E di questi sessanta il regista di Cincinnati, al secondo matrimonio e con cinque figli, almeno 47 li ha passati cullando l'amore per il cinema e quello per l'audience, che è poi la chiave di volta del suo successo.
"Io immagino sempre di essere seduto al cinema quando dirigo. Devo incarnare l'audience e il pubblico deve riconoscersi in questo o in quel personaggio, anche perché il film è per loro che lo guardano, non per me che lo dirigo. Io posso essere insoddisfatto, gli spettatori no".
Il regista de 'Lo Squalo', colui che ha rivoluzionato, insieme all'amico George Lucas, il modo di fare cinema, ha anche un altro segreto. "Prima di iniziare a girare  un qualsiasi film ne guardo almeno quattro vecchi. Di solito sono 'I sette samurai', 'Lawrence D'Arabià, 'Sentieri selvaggi' e 'La vita e' una cosa meravigliosà.

Ciò nonostante negli anni Spielberg è stato molto criticato per avere scelto la strada commerciale rispetto a quella artistica: "Ci penso, ci ho pensato per una vita. Ma quando hai un storia che è molto commerciale e molto semplice puoi comunque trovare il suo cuore e aggiungere gli altri ingredienti in modo tale da elevare il film. E io ho sempre cercato di farlo".
I film del regista di 'E.T.' , secondo alcuni esperti hanno filoni ricorrenti e situazioni comuni che rifletterebbero il disagio del bambino Spielberg dovuto alla separazione dei suoi genitori. Bambini in pericolo, personaggi che provengono da genitori divorziati, padri irresponsabili, assenti, colpevoli: "Credo che ogni volta che faccio correre un rischio a uno dei miei personaggi sia  un modo per esorcizzare le mie paure e  dimenticarle. Tornano sempre però dopo l'ultimo ciak e non farò mai abbastanza film per liberarmene definitivamente". Il regista, di fede ebraica, ha sempre avuto molta attenzione nei confronti della comunità ebraica e oltre ad avere realizzato capolavori come 'Schindler's List' e 'Munich', ha fondato il 'Shoah Foundation Institute', con lo scopo di archiviare in video la memoria storica dei sopravvissuti ai campi di concentramento. "Avevano tante storie da raccontare e io volevo ascoltarle, prima che fosse troppo tardi".

Negli ultimi anni il regista si è diviso tra commedie ('Catch me if you can', 'The Terminal') e pellicole da tregenda come 'La Guerra dei Mondi', anche se mai e poi mai si è visto un film di Spielberg che non avesse un "happy ending". "Già, così ci si sente come quando si cade in sogno e ci si sveglia un attimo prima di sfracellarsi. Noi umani amiamo avere paura, amiamo essere sul ciglio del burrone e al cinema si possono vivere e riprodurre quelle sensazioni senza rischiare nulla. Dopo un film che ci ha fatto paura possiamo uscire alla luce del sole e dire 'Hey, siamo ancora qui!'". Dagli esordi di Spielberg a oggi il cinema è cambiato totalmente, ma il regista, che nel '93 ha portato i dinosauri sullo schermo, ha cambiato idea sulle tecniche digitali: ''Sono anche io colpevole di avere contribuito allo sviluppo del digitale. E' una tecnica pericolosa di cui si può abusare,
perdendo il vero spirito del cinema. Stavamo girando Lo Squalo, quando il drone meccanico si è rotto. Per qualche giorno non ho potuto usarlo e allora ho dovuto fare conto sulla fantasia del pubblico. Se fosse stato digitale non si sarebbe mai rotto e lo avrei usato molto di più. Credo si debba ricreare quella relazione tra chi racconta la storia e chi la ascolta, deve essere una società. Oggi col computer possiamo fare tutto.

Dovremmo, però? Oppure dovremmo ricordare a noi stessi che la cosa importante è come si racconta una storia? Potremmo cancellare Humphrey Bogart e rimpiazzarlo con Vin Diesel. C'é sicuramente qualcuno che lo vorrebbe fare ed è per questo che dobbiamo stare all'erta. I film sono lo specchio dei tempi in cui vengono realizzati e alterarli può distruggere la prospettiva storica. Ho rispetto della storia, capisco che si debba andare avanti, ma dobbiamo fare attenzione".